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Ricettario sostenibile: cucinare seguendo la stagionalità dei prodotti

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Buon lunedì e bentrovati nel mio blog.

Oggi parliamo di un argomento che mi sta molto a cuore ovvero la creazione di un ricettario sostenibile.

Sono profondamente convinta che una delle sfide di questo periodo storico così controverso sia senz’altro l’alimentazione: limitare gli sprechi, abolire la plastica per gli imballi, privilegiare una dieta plant based senza aggiunta di coloranti, conservanti e addensanti, ma soprattutto creare un ricettario sostenibile basato su prodotti di stagione e possibilmente a chilometro zero.

Ci riusciremo?

I fattori che condizionano la risposta a questa domanda sono, a mio parere, essenzialmente due: la cultura di una dieta stagionale e le possibilità economiche di procurarsi ingredienti di prima qualità e a chilometro zero.

Per quel che riguarda le possibilità economiche di accedere a delle materie prime di qualità e quindi anche più costose rispetto a quelle che troviamo nei supermercati, questa è una questione politica che dovrebbe essere nelle agende dei governi di tutto il mondo: creare delle soluzioni che facilitino i produttori e che incoraggino le persone a uscire dai supermercati e fondare gruppi di acquisto, entrare in contatto con agricoltori, allevatori e piccole, piccolissime aziende alimentari.

Se pensiamo invece all’esigenza di creare un ricettario stagionale, a me viene in mente una sola soluzione: pensare alla cucina dei nostri nonni, quelli che negli anni ’30 mangiavano la carne solo quando era giorno di festa, facevano il pane in casa e le proteine le prendevano essenzialmente dai legumi. Quella dieta era intrinsecamente legata al passare delle stagioni.

A settembre si faceva la conserva di pomodori che doveva durare per tutto l’inverno e i pomodori freschi si mangiavano d’estate, perché nei mesi freddi semplicemente non erano disponibili. In primavera si correva dal fruttivendolo a comprare le fuggevoli amarene per fare la marmellata che poi si spalmava sul pane fresco come un gioiello prezioso. Dopo la vendemmia si usava l’uva per preparare grossi calderoni di mosto cotto che poi sarebbe stato versato sui dolci durante le feste di Natale…

Immagino che di esempi ne potrei trovare mille. E immagino anche che tutto sia cambiato nel momento in cui potevi trovare la salsa di pomodoro negli scaffali del supermercato tutto l’anno così come i pomodorini freschi. Quindi abbiamo perso il senso della stagionalità, ci siamo disconnessi dalla Natura e dai suoi ritmi e abbiamo iniziato a mangiare tutto e subito, senza preoccuparci delle conseguenze che ciò avrebbe avuto sugli ecosistemi e sul nostro fisico.

La mia generazione è cresciuta con l’idea che lo Spuntì fosse la merenda più sana al mondo e che il Formaggino Mio si potesse mettere nella pastina dei bambini perché era “sano”. Però poi siamo diventati adulti e, credetemi, la miglior cosa che possiamo fare per noi stessi e per gli altri è “scegliere”, diventare consumatori consapevoli e tornare ad allinearci con la Natura senza mangiare fragole per dessert a dicembre.

Da queste premesse nasce la mia idea di un ricettario sostenibile e stagionale, che non sia suddiviso, come tradizionalmente si fa, in base alle portate ma in base agli ingredienti che sono le primizie di stagione. In questo modo potremo creare una nuova tradizione che segua finalmente i ritmi della Natura, e che possibilmente sia basata su un rapporto diretto tra noi e chi coltiva il nostro cibo.

Tutto questo richiede un investimento in termini di tempo e denaro, molta dedizione, il recupero della tradizione e insieme la creazione di nuovi orizzonti in cui il nostro essere su questo Pianeta sia rispettoso e un po’ più lento ma più autentico.

E voi? Cosa ne pensate? Riuscite a stare dietro alle ricette di stagione o il rutilante turbinio della vita quotidiana ve lo impedisce? Fatemelo sapere nei commenti!

Noi come sempre ci ritroviamo qui, nel blog del lunedì.

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