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L’affascinante storia del Giallo di Napoli

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Bentornati nel mio blog. Oggi inauguro una piccola rubrica dedicata alla storia dei colori.

Ho iniziato, dopo tanti anni, a studiare le tecniche dell’acquarello e della gouache delle quali sono letteralmente innamorata.

La prima cosa che si fa, quando ci si dedica alla pittura, è esplorare e organizzare la propria collezione di pigmenti.

Ho ritrovato dei vecchi godet di acquarello che i miei amici dell’università mi avevano regalato per il compleanno. Dopo vent’anni, i godet erano ancora in ottimo stato e ho deciso di tirarli fuori dalla loro scatola uno a uno per poterli classificare per colore e per numero. 

Vi confesso che alcuni di questi nomi sono davvero affascinanti: Bruno Van Dyke, Grigio di Payne, Blu Oltremare, Rosso indiano…

Per me, ognuno di essi suggerisce una leggenda: atmosfere lontane, luoghi misteriosi, personaggi che vorrei conoscere meglio, perfino epoche storiche ben precise.

Così ho pensato che se davvero volevo iniziare a dipingere, dovevo saperne di più riguardo alla storia dei materiali che avrei usato e soprattutto che sarebbe stato bello condividere le mie scoperte con voi.

Ho cominciato a leggere libri sull’argomento e a fare delle ricerche. Ho immaginato una rubrica mensile in cui raccontare le mie scoperte sull’origine e la storia dei miei colori preferiti.

Oggi iniziamo dal Giallo Napoli. Si tratta di un giallo chiaro leggermente tendente al rosso.

Perché ho scelto proprio questo colore per iniziare? Che domande… perché io sono nata a Napoli. È la mia città, ci ho vissuto per trent’anni e nel mio immaginario la associo a miliardi di colori tranne che al giallo.

Quindi perché il Giallo di Napoli viene definito proprio in questo modo?

Andiamo indietro nel tempo. All’inizio degli anni Settanta, in una vecchia farmacia tedesca, fu ritrovata una collezione di boccette contenenti vecchi pigmenti risalenti all’800. Le etichette che erano sulle boccette recitavano di parole sconosciute come “viride bronzeo”, “oricello Persia” e “gomma gutta”. Su uno di questi flaconi c’era scritto “Giallo di Napoli”. 

Questo preparato a base di antimonio di piombo, veniva utilizzato già a partire dal 1700. Con il nome di Giallolino di Napoli, si diffuse molto nel 1800 e si dice che addirittura Paul Cézanne abbia esclamato che fosse impossibile dipingere alcunché senza avere nella propria tavolozza il Giallo di Napoli.

A questo punto ho iniziato a riflettere e mi sono ricordata che qualcosa di giallo, un giallo pallido e rossastro, con mille sfumature di terra, a Napoli c’è e la fa da padrone: il tufo.

Molti pensavano infatti che il Giallo Napoli fosse realizzato con il tufo, un materiale poroso ed elastico.

Con il tufo era costruito il palazzo dove viveva mia nonna e fu questo a preservarlo dalle scosse del terremoto degli anni ’80.

Nel tufo è scritta la storia stessa della città di Napoli e mi fa sorridere il pensare che Dalì fosse convinto che il Giallo di Napoli venisse estratto addirittura dal Vesuvio.

In realtà questo pigmento veniva già realizzato a mano dagli antichi Egizi, maestri dell’arte del colore. Si trattava di un lavoro altamente specializzato perché sia l’ossido di piombo che l’ossido di antimonio derivano dalla trasformazione chimica dei minerali.

Quindi nelle origini del Giallo di Napoli si intrecciano storie millenarie, credenze popolari, antichi misteri ed eredità culturali che lo rendono unico e denso di significato, soprattutto per me.

Oggi, il Giallo di Napoli viene ottenuto in maniera completamente diversa perché in passato era un pigmento del tutto inaffidabile: si anneriva con il passare del tempo e, se entrava in contatto con elementi in ferro o in acciaio, si ossidava.

Le case produttrici moderne quindi lo hanno ricreato con un mix di titanio di cromo e bianco di titanio per renderlo più stabile.

Però, se vi capiterà di passeggiare in riva al mare di Bagnoli, lì dove si può osservare l’isolotto di Nisida, guardate dietro di voi e nelle alte pareti che si ergono a picco sul mare potrete notare proprio quelle sfumature di “giallo di Napoli” che hanno fatto la storia dell’arte e non solo.

Per oggi la nostra avventura nella storia del colore finisce qui. Fatemi sapere nei commenti se avete tra i vostri colori, il Giallo di Napoli e se già conoscevate la sua storia. Noi ci ritroviamo come sempre qui, nel mio blog del lunedì.

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