Buongiorno e bentornati nel mio blog del lunedì.
Oggi, come di consueto, vi presento un nuovo capitolo della mia personale Storia dei colori e parleremo nello specifico del Grigio di Payne.
Questo colore grigio che vira sul blu è presente praticamente in ogni formulazione possibile, dagli acquarelli alle gouache, all’acrilico, ai pastelli, alle cere. Ma perché il Grigio di Payne è così importante da non dover mai mancare tra i ferri del mestiere di ogni artista? Scopriamolo insieme!
William Payne nacque nel 1760 a Exter e trascorse la sua infanzia nella costa del soleggiato Devon prima di trasferirsi a Londra. Era un ingegnere civile con la passione per l’arte e, dopo essersi iscritto alla Royal Academy of Arts, iniziò a dedicarsi alla pittura a tempo pieno. Le cronache dicono che non fosse molto apprezzato come pittore… ma il gentiluomo Payne era di sicuro molto ricercato come insegnante.
Come riportava William Henry Pyne:
Ogni famiglia attenta alle mode sperava che i propri figli e le proprie figlie potessero trarre vantaggio dall’insegnamento [di William Payne].
Ma quello per cui questo gentiluomo inglese viene ricordato ancora oggi è senz’altro il colore di sua invenzione, appunto il Grigio di Payne. Questa tonalità, che sostituisce il nero autentico utilizzato prima della sua creazione, fu composta mescolando il Blu di Prussia (se vuoi saperne di più sulla storia di questo colore puoi leggere qui), l’ocra gialla e il rosso cremisi per ottenere un colore che tira verso l’azzurro e che viene usato in specifiche situazioni.
Ma quali sono quindi le funzioni del Grigio di Payne e perché è così caro agli artisti in quasi tutte le discipline pittoriche? Il segreto sta nelle regole della “prospettiva aerea”. Come spiega bene Kassia StClair nel suo libro Atlante sentimentale dei colori:
Più le montagne e le colline in un paesaggio sono lontane da chi guarda, più sono pallide e blu.
Ed è proprio per ricreare questo effetto che il Grigio di Payne viene utilizzato, perché riproduce la malinconia della distanza creata da particelle di polvere e dall’umidità che rifrangono le onde azzurrine più corte.
Ma io ho un’altra versione dei fatti che è legata alla saturazione dei colori. A mio parere infatti, il Grigio di Payne è indispensabile proprio per questo. Se mescolato in piccole quantità a dei colori brillanti, finirà per desaturarli rendendoli più interessanti e misteriosi. Portando con me sempre un po’ di grigio di Payne posso ottenere delle palette di colori desaturati che sono quelle che io preferisco. Ho trovato conforto in questa mia tesi quando ho comprato il set base di acquarelli della Sennelier (se vuoi vederlo in azione puoi guardare qui) che è costituito appunto dai tre colori fondamentali e da un tubetto di Grigio di Payne.
E tu? Conoscevi già la misteriosa storia del Grigio di Payne? Hai mai usato questo colore? Scrivimelo nei commenti!
Noi ci vediamo sempre qui, nell’appuntamento fisso del blog del lunedì.