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Intervista a Giorgia Bressan

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Bentornati nel blog del lunedì.

Oggi, per la serie “Le signore dell’illustrazione” ho intervistato per voi Giorgia Bressan. Dopo una Laurea in Design della Moda, Giorgia ha aperto il suo studio da illustratrice freelance dal 2016. La sua tecnica preferita è l’acquarello ed è ispirata principalmente dalla Natura, che spesso include nei suoi artwork sotto forma di elementi botanici. La sua ricerca si rivolge spesso alle epoche passate e le atmosfere sognanti delle sue illustrazioni derivano da una ricerca meticolosa di memorabilia, riviste e immagini vintage. Attualmente insegna Disegno e illustrazione della moda all’Università IUAV di Venezia e ha collaborato con marchi come Coin Casa, Diego dalla Palma, Mondadori Electa, Pastiglie Leone e tanti, tanti altri!

Ma lasciamo a Giorgia la parola e alla sua splendida intervista.

• Ciao Giorgia, puoi raccontarci di un evento in particolare che ti ha fatto capire che l’arte è il tuo mezzo di espressione?

Una volta conclusi gli studi in Design della moda ho fatto diverse esperienze lavorative negli uffici stile di aziende di abbigliamento. Questi ambienti di lavoro, puntualmente, si rivelavano tutt’altro che stimolanti per me: il disegno, la ricerca e la progettazione (ovvero i motivi per cui avevo scelto questo percorso di studi e volevo lavorare in questo campo) spesso erano sacrificati, o totalmente inesistenti.

A 26 anni ottenni il primo contratto a tempo indeterminato della mia vita per un lavoro che, però, era quanto di più lontano da ciò che desideravo fare.

Capii che all’interno di questo tipo di aziende non avrei mai trovato il mio posto e dovetti troncare con un modo di lavorare e un sistema in cui non mi ero riconosciuta, fino a quel momento.

Dopo qualche tempo cominciai a lavorare come illustratrice freelance e a collaborare a diversi progetti, alcuni dei quali perfettamente riconducibili alla mia formazione: progettazione di pattern per stampa su tessuto, capsule collection di accessori illustrati, collezioni di foulard illustrati e (ultimamente) l’insegnamento di Illustrazione di moda a studenti universitari.

Non è stata una strada lineare, ma ho capito che sacrificare il disegno o l’arte nel mio quotidiano non era un’opzione percorribile e ho trovato il mio modo di aggirare questo ostacolo.

• Come sei riuscita a trasformare la tua passione per l’arte in un lavoro?

C’è stato un periodo che potremmo definire ibrido nel quale lavoravo in azienda, ma appena potevo (in ogni ritaglio di tempo libero) mi dedicavo al disegno: frequentando corsi di illustrazione, andando a mostre e fiere, partecipando a workshop e proponendomi per piccoli progetti illustrati ad amici e conoscenti, iniziando a farmi conoscere. 

Così sono riuscita ad affinare una serie di competenze necessarie ad avere un approccio più professionale all’illustrazione.

Oltre ad approfondire la tecnica, ho imparato a usare molto bene il computer e alcuni programmi di grafica. Il mio partner dell’epoca aveva aperto uno studio di consulenza grafica, e ho potuto frequentare uno spazio ricco di stimoli e dove la progettazione e la ricerca artistica erano prese molto sul serio. Mi ero anche allontanata dalla mia città d’origine, che è piuttosto piccola, e vivendo fuori è stato naturale conoscere nuove persone stimolanti, con le quali confrontarsi costantemente. 

Non penso ci sia una ricetta per capire come/quando compiere questo “salto” e trasformare una passione in lavoro; non sono nemmeno sicura che sia una cosa per tutti perché è una scelta di vita precisa e particolare. In ogni illustratore o artista, se guardi bene, puoi riconoscere le tracce del percorso personale che l’ha condotto a quella professione, che in ognuno è diverso: spesso ne influenza anche lo stile, il tipo di progetti a cui si dedica, e ne determina in un certo senso l’unicità.

• Qual è la tua tecnica preferita e perché?

L’acquerello è una tecnica in cui convivono precisione e “chimica” allo stato puro, ma anche poesia, improvvisazione e un po’ di anarchia. 

Quando ho iniziato a tenere corsi di acquerello e ho dovuto trovare le parole per spiegare tutte le sue sfaccettature ai miei studenti, ho compreso quanto complesso possa risultare e perché mi abbia appassionato così tanto da impararlo, sostanzialmente, da autodidatta. 

Un mio lato vagamente nerd mi porta anche ad amare i software di grafica, sui quali passo un buon numero di ore perdendo un altrettanto buon numero di diottrie (alla ricerca del pixel perduto), ripulendo i miei acquerelli. Io disegno principalmente a mano, su carta, e non voglio rinunciare a questo processo. Imparare a digitalizzare i disegni che realizzo, però, ha richiesto tanto impegno ed è stato un passo fondamentale per poter lavorare in questo campo. 

• Che cosa ti ispira quando inizi a dedicarti a un nuovo progetto?

Quando sono in cerca di ispirazione frequento i mercatini dell’usato (quelli sporchi e disordinati, possibilmente) e le librerie. Sono, entrambi, luoghi in cui spulciare tra tanti oggetti interessanti e iniziare dei pazzeschi viaggi (spazio-temporali) con la mente. 

• Cosa consiglieresti a chi inizia adesso ad approcciarsi al mondo dell’arte e dell’illustrazione?

Tre consigli che reputo utili per chi si avvicina alla professione dell’illustratore:

• In linea di massima gli illustratori freelance passano una buona quantità di ore lavorando in solitudine, quindi è molto utile costruirsi e coltivare una rete di amicizie con colleghi affini, perché le dinamiche lavorative che vi troverete ad affrontare potranno essere molto simili e il confronto in certi momenti sarà prezioso. 

• I primi tempi, pur di aggiungere lavori al portfolio, si rischia di dedicarsi anche a progetti lontani dal nostro sentire, con realtà che non ci convincono fino in fondo, adattandoci ad alcune richieste o situazioni. Con la stessa serenità con cui siamo felici di accettare un lavoro “giusto”, è importante riconoscere e rifiutare quelli “sbagliati” per noi.

• Se sei un freelance, quando il lavoro chiama in linea di massima tendi a seguirlo o (per lo meno) ad assecondarlo. Per non esaurirsi in fretta, però, è importante non lavorare in modalità apnea, passando da un progetto commissionato all’altro senza sosta. Portare avanti una propria ricerca quotidiana libera, ricavandosi del tempo per disegnare e sperimentare, è abbastanza fondamentale per mantenere un equilibrio.

Grazie mille a Giorgia per le sue parole preziose. Sono sicura che la sua storia e i suoi artwork vi saranno di ispirazione. Se ancora non la seguite, fatelo subito! Il suo sito internet è qui dove potete trovare il suo portfolio e qui c’è il suo Instagram attraverso il quale potrete seguire le sue attività.

Se avete perso i precedenti articoli della rubrica “Le Signore dell’Illustrazione” qui potete trovare l’intervista a Laura McKendry e a Irene Renon.

Noi ci vediamo come sempre qui per il prossimo numero del blog del lunedì!

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