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Emily Dickinson: poetessa irraggiungibile

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Ritratto della scrittrice Emily Dickinson

Come ogni lunedì, eccoci di nuovo insieme nello spazio del mio blog.

Questo mese volevo recensire un libro come faccio sempre e mi è venuta in mente una delle mie poetesse preferite, Emily Dickinson. 

A questo punto avrei dovuto scegliere un volume specifico a cui riferirmi ma sono andata nel panico. Di raccolte di poesie della Dickinson ne ho varie e sono tutte meravigliose… non potevo sceglierne solo una. Così ho pensato di lasciare in questo post una serie di risorse utili per chi voglia conoscere meglio la poesia di questa scrittrice così misteriosa e fuori dalle righe.

Misteriosa sì, perché come scrive Barbara Lanati (che è la sua traduttrice ufficiale per Feltrinelli): “Assertiva, lucida, dura, la dizione della sua poesia guarda “altrove”. Si dispiega ancora oggi ai nostri occhi come un reperto misterioso, dissonante rispetto ai tempi in cui teoricamente risale, difficilmente avvicinabile. Esattamente come “inavvicinabile” fu lei, o meglio come lei, che, contraddizione tra le contraddizioni, abbandonava dietro di sé un corpus smisurato di poesie e lettere, desiderò consegnarsi al nostro sguardo: irraggiungibile”.

Sappiamo per certo che nacque il 10 dicembre 1830 ad Amherst in Massachusetts. Sappiamo che frequentò il collegio di Mount Holyoke. Sappiamo che si ritirò a vivere definitivamente nella sua stanza intorno al 1870. E sappiamo per certo che solo 6 dei suoi componimenti poetici furono pubblicati mentre lei era in vita. Ma quello che fu ritrovato nella sua stanza dopo la sua morte, avvenuta nel 1886, è un corpus di circa 200 poesie che poi verranno trascritte minuziosamente e subiranno una sequela di editing, sistemazioni e censure diverse a seconda degli eredi che se ne prenderanno cura.

Le poesie che la Dickinson ci ha lasciato non danno spazio a nessun riferimento autobiografico preciso, non sono scritti in cui quest’artista parla di sé. Quello che ci parla, nei suoi versi, prepotentemente, è la Natura in tutte le sue sfumature.

“Portami il tramonto in una tazza,

sommami le caraffe del mattino

e dimmi quante stillano di rugiada”

Ogni volta che leggo i suoi versi mi sembra di essere lì con lei, chiusa nella sua stanza, vestita di bianco, affacciata sul giardino della sua casa di Amherst a osservare il passare delle stagioni e a buttare il cuore un po’ più in là per scrivere in maniera assolutamente dirompente, coraggiosa, inedita, autorevole e rivoluzionaria.

Tre raccolte di poesie che amo sfogliare sempre, senza stancarmene mai sono: Silenzi e Sillabe di seta entrambi editi di Feltrinelli e tradotti da Barbara Lanati; Centoquattro poesie, edito da Einaudi e tradotto da Silvia Bre.

Le poesie della Dickinson sono fortemente evocative, hanno un uso del linguaggio che rispetto alla sua epoca è del tutto nuovo e sanno trasmettere la bellezza dei piccoli particolari (il volo di una mosca, il ronzio di un’ape, il colore della corolla di un fiore) per poi arrivare allo stupore per l’universale. Sono un patrimonio irrinunciabile.

E se avete voglia di approfondire il rapporto che questa scrittrice aveva con li suo giardino e con la Natura ci sono due libri che secondo me sono importanti. Il primo è la riproduzione del suo Erbario edito da Elliot che ho avuto l’onore di sfogliare quando lavoravo in casa editrice e che vi lascerà a bocca aperta per la sua minuziosità. Il secondo è un volume curato da Marta McDowell che si intitola Emily Dickinson e i suoi giardini, edito da Ippocampo, che è un libro illustrato in cui la scrittrice ricostruisce minuziosamente il rapporto della Dickinson con la Natura, la sua passione per gli erbari e tutta l’ambientazione “naturale” della sua vita.

Spero di avervi un po’ incuriosito sull’opera di questa scrittrice e sul suo legame con la Natura. Fatemi sapere nei commenti se già conoscevate le sue poesie e cosa ne pensate!

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